Informazioni sull’Organo
Il progetto dell’organo venne affidato a Raffaele Manari, docente presso l’istituto, il quale aveva avuto un importante ruolo nel XIV Congresso dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia (svoltosi a Roma nell’aprile 1928), e nel successivo Convegno di Trento del 25-29 luglio 1930, del quale fu l’organizzatore insieme a Renato Lunelli e durante il quale venne formulata una dichiarazione che dettava le caratteristiche proprie dell’organo italiano moderno: questo doveva racchiudere in sé i timbri e i registri tipici dell’organo italiano, senza ricorrere a nuovi, ma sviluppando quelli trasmessi dalla tradizione italiana; in particolare si dava importanza al ripieno, che doveva avere un’intonazione dolce, al Principale, ai flauti, a registri di derivazione classica come la Voce umana, e si raccomandava un uso moderato ed intelligente dei registri ad ancia. Per la costruzione del nuovo organo, venne scelto l’organaro Vincenzo Mascioni: il nuovo strumento aveva 110 registri per un totale di 6752 canne, con una monumentale consolle a cinque tastiere e pedaliera, progettata da Alessandro Limongelli.
Il concerto inaugurale venne tenuto da Raffaele Manari mercoledì 22 marzo 1933, con musiche di Gerolamo Frescobaldi, Bernardo Pasquini, Johann Sebastian Bach, César Franck, Sigfrid Karg-Elert e del progettista stesso. L’organo, rimasto integro nelle sue caratteristiche foniche, è stato oggetto di un restauro conservativo ad opera della casa costruttrice nel 2001 e nel 2005–2006; esso viene utilizzato regolarmente per concerti e per le lezioni.
Il sistema di trasmissione è integralmente quello originale elettrico. Tra le innovazioni introdotte da Mascioni all’interno di questo strumento vi è l’elevato numero di combinazioni, sia fisse (14 generali e 42 particolari), sia aggiustabili (12), la particolare sensibilità tanto delle tastiere e della pedaliera, tanto delle staffe, la possibilità di fissare una o più note a piacimento e il Tenore al Pedale, che permette di dividere la pedaliera in due sezioni: la prima, da Do1 a Si1, utilizza i registri del Pedale; la seconda, da Do2 a Sol3, utilizza i registri dell’Espressivo. Dal punto di vista fonico, lo strumento presenta un notevole numero di registri di 16′ (6), di 8′ (22) e di 4′ (13), con la presenza del ripieno nelle prime tre tastiere (rispettivamente Positivo espressivo, Grand’Organo ed Espressivo) e uno scarso numero di altre mutazioni, in particolare composte. In generale, la tavolozza timbrica riassume sia registri della tradizione italiana (particolarmente nel Positivo espressivo e anche nell’Eco espressivo, seppure, in quest’ultimo caso, con sonorità più tenui), sia moderni (nell’Espressivo); inoltre il Solo espressivo (quarta tastiera) è ispirato sia al Solo inglese, sia al Clavier de bombarde francese. L’intonazione dell’organo è estremamente flebile, dovuta anche alle ridotte dimensioni della sala in cui esso è contenuto, la quale è caratterizzata da un’acustica secca, priva di riverbero.
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